Relazione di Antonio Nessi sui danni arrecati dal contrabbando all'agricoltura, presentata al Comizio agrario di Como nell'adunanza del 20.10.1884 e pubblicata su «L'Araldo» il 13/14.11.1884, p. 1–2.
dodis.ch/72786Relazione al Comizio agrario sui danni arrecati dal contrabbando all’agricoltura pronunciata nell’adunanza del 20 ottobre 18841
Il contrabbando al confine ticinese
Pubblichiamo di buon grado la seguente relazione, che venne presentata al Circolo Agricolo di Como e ci fa comunicata, quantunque non ancora discussa da quella Società, perchè contiene fatti, spprezzamenti e suggerimenti pratici, che crediamo utile sottoporre al giudizio del pubblico nel momento in cui pendono trattative sull’argomento fra rappresentanti del nostro Governo e di quello Svizzero.
Ronago (Como) 15 Ottobre 1884.
Per incarico dei Soci intervenuti all’ultima seduta di questo Circolo agricolo, riassumo per iscritto le cose da me dette allora a proposito del contrabbando al confine ticinese anche pei danni che esso arreca all’agricoltura dei paesi confinanti. Vivendo tutto l’anno al confine, in continuo e talvolta ruvido contatto con contrabbandieri e doganieri presumo di dir cose se non nuove vere, piú ancora, notorie e come tali a prova di qualsiasi smentita. In ogni caso adempio al dovere di chiamare anch’io l’attenzione del pubblico italiano sopra una piaga che è locale bensi ma ha natura oltremodo maligna e deturpa il corpo intero della nazione. Importa anzitutto ricordare che i territori dell’attuale Svizzera Cisalpina (Canton Ticino, Mesolcina, Poschiavo e fino al principio del secolo anche la Valtelina) vennero usurpate al ducato di Milano dalla Lega Grigia e dai Cantoni originari mescolatisi brutalmente in qualità di mercenari nelle grandi guerre combattute al principio del 500 pel possesso del Reame di Napoli e del Milanese. I varii tentativi di riscatto fatti dai successivi padroni del Ducato andarono a vuoto pella tenacità di quei montanari. I nuovi confini fra i due Stati rimasero poi incerti per tutta la durata della dominazione spagnuola. Passata la Lombardia a Casa d’Austria si riusci a porvi qualche regola col trattato di Varese del 1752; ma esso pure invece di correggere lo strappo, si accontentò di rilevarne minuziosamente il contorno. Ecco in che modo alla nostra Lombardia fino allora mirabilmente arrotondata sulle Alpi venne asportato un settore di 60 chilometri di base fra il Grimsel e lo Spluga sopra 70 chilometri di altezza colla punta confitta nel cuore della mia Provincia a due chilometri appena da Como, il qual settore massimamente oggigiorno si governa con massime infeste in linea economica e finanziaria al resto della regione rimasto politicamente italiano. Noi staro a dire che la mostruosità sparirebbe felicemente se la Svizzera Cisalpina potesse ritornare alla nazione o passando a compire le parti subalpine delle province di Como, Novara e Sondrio oppure formandocol sopra Ceneri una provincia alpestre ad uso Valtellina e Cadore. Qui mi basta avvertire che la Confederazione farebbe opera buona e prudente se si prestasse a qualche correzione di frontiera, accettando per esempio Val di Livigno, Campione e simili in cambio dei tratti piu aggressivi del distretto di Mendrisio fra Chiasso e Porto Ceresio, dove il confine si risente peggio del peccato d’ origine vagando capriccioso ed artificiale come di piu non potrebbe fra Comuni d’uno stesso Mandamento, cos eché vi vi s’incontrano opifici, case, campi, strade, perfino singole viti (!) di nazionalità promiscua.
Finché staranno i monopoli ed i dazi esorbitanti sopra articoli di gran consumo come i coloniali, non si parli di cessazione di contrabbando; tutt’al piú si speri di contenerlo in limiti appena tollerabili a patto però che gli si oppongano ottimi provvedimenti perfettamente eseguiti. Difatti i vicini Ticinesi stanno perpetuamente all’erta per trafugare al di qua le merci proibite che tengono ammassate nei loro empori presso la frontiera. I nostri negozianti, bisogna pur confessarlo, non si fanno scrupolo di ricercarle avidamente per risparmiare i diritti d’entrata. La popolazione confinante si incarica in massa di ricapitarle impiegando l’insuperabile destrezza che le viene dalla pratica ereditaria, dall’avidità del pronto guadagno e talvolta dal bisogno. Finalmente il personale di Finanza non è abbastanza di rado superiore alla seduzione; talché si può ben dire che lungo questa frontiera opera in permanenza tutta una vasta congiura di gente cointeressata a defraudare le entrate delle nostre dogane. Intanto contadini e minuti possidenti perlono rispetto e amore all’agricoltura, perché da guadagni scarsi e seduti. I campi meno pingui e le vigne si abbandonano alle vegetazioni spontanee. Colti, prati, boschi vengono calpestati in ogni senso dagli esploratori dei due stati, dai contrabbandieri – uomini e cani – sempre in moto per uscire a caricarsi o per rientrare carichi e dalle guardie piú o meno intente ad impedirneil. Le giornate di comparsa alla Pretura in qualità di testimoni o d’imputati, riducono ancor di piú il numero delle giornate di lavoro campestre già assottigliato da viaggi notturni, dal mal tempo e dalle feste generali e locali. Sonvi anche i 21 giorni che uomini, donne e ragazzi vanno a perdere in prigione piuttosto che pagare le multe incorse per qualche ettogrammo di sale o qualche decagrammo di tabacco acquistato per uso proprio agli spacci d’oltre confine dietro l’esempio che una volta davano le guardie stesse di Finanza.
A giudicare dal numero e non dalla qualità dei processi che subiscono, questi abitanti dovrebbero essere tanti malviventi. Per buona sorte tali non sono ancora, ma cittadini affezionati difficilmente diventeranno perché sempre esposti a tentazioni irresistibili, sempre esasperati da punizioni fiscali moralmente inique che spesso li fanno risolvere ad espatriare in America, recando con ció un altro grave colpo alla povera agricoltura.
Posto che il regime doganale ed il confine vizioso ingenerano fatalmente il contrabbando, resta a vedere come il modo attuale di combatterlo riesca piuttosto a mantenerlo in vita.
Consiste questo in un complesso di misure repressive piú o meno legali, dalla condanna spietata a prigionia e multe per detenzione anche di minime quantitá d’articoli di privativa fino all’immodesta prepotenza di perquisire in pubblico le persone d’ambi i sessi. Del resto libero a chiunque, sia pur proletario, di tenere, per esempio, quanti cani contrabbandieri gli conviene nutrire. Chi é quel comasco che non abbia visto per anni di seguito la ferrovia del Gottardo imbarcare giornalmente per Chiasso alla corsa delle 3 pom. grosse mute di cani tenute al guinzaglio da canattieri male in arnese e destinate a sconfinare nella notte successiva, il tutto sotto l’occhio dei Carabinieri di servizio alla Stazione di San Giovanni e delle Autoritá scongiurate le tante volte di far cessare con un semplice cenno quello scandalo?
Chi scrive, è obbligato assistere sul pomeriggio d’ogni giorno dell’anno allo sfilare della gioventù dei dintorni recantesi in Svizzera in piena tenuta di servizio per lavorare nella notte. Le Guardie di confine sino a poes tempo fa guardavano, salutavano, scambiavano qualche frizzo, occorrendo qualche occhiata d’intelligenza e via. Alla mattina successiva rientrano colla stessa libertà quei pochi che non furono abbastanza destri o fortunati nella notte.
Pretesto a questo continuo andirivieni é lo sconcio giammai riparato che li linea esterna di difesa in questi paesi resta per solito lontana dal confine politico cosi che talvolta buona parte del Comune resta territorio neutro di fatto. Ora com’ é possibile che le Guardie di Finanza anche le piú oculate e pronte di mano riescano ad impediré la filtrazione esercitata sotto ai panni da un’intera popolazione circolante senza posa attraverso alla linea di sorveglianza per esercitare il diritto innegabile d’accedere ai fondi, alla Chiesa, al Cimitero, alle case dei parenti, agli opifici? Se invece, come vuole il buon senso, questa linea si spingesse al confine dello Stato ed almeno in vista dello stesso, si potrebbe introdurre senza offesa alla libera circolazione interna, la misura decisiva di limitare l’entrata e l’uscita del pubblico a pochi punti sorvegliati da graduati di Finanza e provvisti del necessario apparato di visita, con anche a fianco Carabinieri e Pubblica Sicurezza per cogliere in fatto gli animoniti e proporne dei nuovi. E se le leggi esistenti non permettono già questa restrizione al passaggio, la si chiegga al Potere Legislativo. Se poi la forza attuale non basta, la si aumenti e la si mantenga completa, essendo vergognoso che un grande Stato in piena pace e colla libera disposizione della forza pubblica e del pubblico danaro si dimostri fiacco a servirsene come potrebbe per estirpare un abuso ch’ esso medesimo proclama altamente pregiudizievole alle proprie entrate.
Unica misura preventiva attualmente in vigore è l’ammonizione. Siccome però il potere Giudiziario è ridotto per infliggerla a fondarsi sulle mal fide informazioni della Finanza (i Carabinieri sono pochi e vivono lontani, le Autorità Comunali hanno scrupolo di tradire al Fisco i propri amministrati) essa costituisce il piú delle volte un’ugliustizia odiosa quanto mai. Lo scrivente non intende gia asserire che gli ammoniti di sua conoscenza non sono contrabbandieri o non lo sono stati, ma ha sempre protestato come protesta contro il veder ommessi nella lista di proserizione i peggiori colpevoli, già condannati od anche recidivi.
L’estinzione totale del contrabbando non è nei voti del corpo di Finanza, perché gli toglierebbe d’un colpo l’occasione di lucrare, d’avanzare e di farsi onore. Guaí dunque spargere il terrore fra i contrabbandieri coll’arrestarne qualcuno! Piuttosto favorirne l’uscita nella speranza d’alleggerirli del carico quando tentano rientrare senz’aver comperato il passo. Gli stessi regolamenti sembrano ignorare questa tendenza tanto naturale quanto perniciosa; anzi si direbbe che la coltivino, assicurando una lauta e pronta compartecipazione nei fermi di roba, talvolta combinati con merce di scarto per gettar polvere negli occhi dell’Autorità centrale, mentre retribuiscono tardi e meschinamente gli arresti di persone sempre meritori.
Le diverse linee di difesa sono fornite esclusivamente dalla finanza, cosieché anche quando la seconda p. es. rimedia a negligenze od infedeltà della prima o la cosa non si sa dai superiori o si procura di punirla in famiglia per onor del corpo ed orrore dello scandalo. E’ invece opinione unanime dei pratici che questi servizi dovrebbero essere tenuti non solo distinti e collidenti, ma altresi sorvegliati davvicino con stazioni di Carabinieri poste nelle sedi stesse di Brigata ed abilmente interessate a denunziare in sul nascere certe intelligenze criminose che senza ciò si son viste capaci di durare a lungo, in pubblico ed impunemente.
E’ poi tempo che il Corpo di Finanza cessi d’esser composto di soli volontari che diventano sempre piú scarsi e scadenti, mentre sarebbe tanto facile reclutarlo fra la migliore gioventú dell’esercito.
Anche il servizio di confine è troppo gravoso – 12 ore sopra 24 e per tutto l’anno – cosi che se il Comandante la Brigata è indulgente lascia che i suoi dipendenti scrupino il tempo consacrato al riposo, se è zelante li condanna a regola più che monastica.
Non m’ è permesso entrare in più minuti particolari che riuscirebbero contro la mia intenzione ad allusioni personali e però conchiudo col formulare le seguenti proposte:
1.° Che venga rettificato il confine italo-svizzero.
2.° Che sia conchiusa colla Svizzera una Convenzione doganale contro il contrabbando.
3.° Che la linea di difesa doganale venga, almeno nei tratti abitati, a coincidere col confine politico.
4.° Che sia impedito per legge il paesaggio del pubblico attraverso al confine tacto nell’andare quanto nel venire all’infuori di posti d’osservazione efficacemente sorvegliati.
5.° Che l’ammonizione non risparmi i delinquenti più notarii, e che una volta pronunciata venga fatta osservare rigorosamente.
6.° Che venga mantenuta costantemente un’occupazione sufficiente a conseguire l’intento propostosi dallo Stato nella guerra al contrabbando.
7.° Che la seconda linea sia indipendente dalla prima, diversamente composta e tanto o quanto rivale della stessa.
8.° Che venga usata la massima cautela nel ricompensare i semplici fermi e che si premii invece splendidamente l’arresto dei contrabbandieri in azione.
9. Che la polizia segreta sopra contrabbandieri e Guardie sia demandata a frequenti stazioni di Carabinieri poste nelle Sedi delle Brigate di Finanza.
10. Che sia assicurata la prigionia incommutabile ai contrabbandieri di professione, soprattutto se di condizione civile a qualsiasi nazionalità appartengano.
11.° Che il Corpo delle Guardie di Finanza venga composto di personale scelto, non oppresso dal servizio, ben trattato, perfettamente vigilato ed accasermato, si noti bene, in locali isolati da qualsiasi con tatto borghese.
- 1
- Relazione di Antonio Nessi sui danni arrecati dal contrabbando all’agricoltura, presentata al Comizio agrario di Como nell’adunanza del 20 ottobre 1884 e pubblicata su L’Araldo il 13/14 novembre 1884, p. 1–2.↩
