Classement thématique série 1848–1945:
IV. NEUTRALITÉ
Imprimé dans
Documents Diplomatiques Suisses, vol. 1, doc. 341
volume linkBern 1990
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Archives | Archives fédérales suisses, Berne | |
Cote d'archives | CH-BAR#E2#1000/44#1150* | |
Titre du dossier | Italienische und britische Presseartikel betr. die Schweizersöldner [sog. Schweizerregimenter] in neapolitanischen und römischen Diensten (1859–1859) | |
Référence archives | D.522 |
dodis.ch/41340
Oggi riceviamo il pregiato vostro foglio 27 spirante giugno2, accludente in copia un proclama senza data apparso il 24 mese stesso a Milano e sottoscritto «I Milanesi»3 col quäle il popolo di questo cantone viene eccitato a separarsi dalla Confederazione e a riunirsi all’Italia.
Facendo assegno sulla intelligenza e sul patriotismo del popolo ticinese, ci esprimete la ferma convinzione che quest’appello non sarà per ottenere alcun successo.
Invitati nullameno a presentarvi sull’argomento un nostro rapporto, abbiamo l’onore di significarvi quanto segue:
II solo dubbio che quell’anonimo eccitamento possa trovare un eco nel cantone Ticino, sarebbe una sanguinosa ingiuria per questa popolazione.
I Ticinesi vivono sotto cielo italiano, parlano la lingua d’Italia, hanno interessi e aderenze molteplici colla razza con cui han comune il sangue, e a cui dal profondo del cuore augurano dopo tanti anni di servaggio e di patimenti, il più bei dono che il cielo possa consentire ai popoli: la libertä.
Ma se la popolazione ticinese va orgogliosa di manifestare lealmente e francamente le sue simpatie ai popoli italiani, va altresi orgogliosa del nome svizzero e, come tale, profondamente sente la forza dei sacri doveri ehe la avvincono alia madre patria.
Nè la forza del federale attaccamento de’Ticinesi data da breve ora. Dovremo o Signori, rammentarvi ehe nel giorno 15 febbraio dell’anno 1798 la popolazione di Lugano, energicamente resistendo alle blandizie ed alle minaccie degl’inviati della Repubblica cisalpina, innalzava sulla maggior piazza l’albero della libertà, ma sovrapponendovi, a vece del berretto frigio, il cappello di Guglielmo Tell? Dovremo ricordavi ehe cinque giorni dopo il popolo di Mendrisio giurava egli pure di mantenersi unito alia Svizzera? Dovremo aggiungere ehe nel medesimo senso si pronunziarono le popolazioni al di quà del Ceneri?
Se cosi forte e cosi energico era l’attaccamento alla Confederazione a quei primi tempi, nei quali i cantoni svizzeri non offrivano ai Ticinesi altra ricordanza tranne quella di averli per lunga età tenuti sotto il giogo; si potrà sospettare ehe oggidî, dopo oltre mezzo secolo di fruita libertà, il sentimento federale, a vece di essersi accresciuto e rassodato, siasi affievolito?
E corne i dolori patiti nelle schiavitù rendono più odioso il giogo del despotismo; cosi i sacrifizi e i patimenti durati per la libertà la rendono più preziosa e cara.
Ora, per tacere di tanti altri, i disagi sostenuti con una rassegnazione e costanza, più che rara, unica per oltre due anni di ferreo blocco, non ne sono forse un recente e splendido esempio? E questo esempio è tanto più prezioso in quanto che la cessazione della ingiusta misura si dee, anzichè all’azione della Svizzera officiale, alla resistenza de’Ticinesi che, orgogliosi di soffrire per la patria, giunsero a stancare la mano dello stesso oppressore.
Dobbiamo aggiungere ehe fin qui nessun indizio vi ha di mene attivate nel senso del proclama.
Del resto non pensiamo ehe al medesimo si debba attribuire un’importanza superiore a quella di una opinione individuale, quella del suo anonimo autore.
Vi rimettiamo un esemplare a stampa del ripetuto appello, oggi stesso per via privata a noi pervenuto.