Classement thématique série 1848–1945:
II. AFFAIRES ECCLÉSIASTIQUES
Printed in
Diplomatic Documents of Switzerland, vol. 2, doc. 433
volume linkBern 1985
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Archive | Swiss Federal Archives, Bern | |
▼ ▶ Archival classification | CH-BAR#E22#1000/134#1665* | |
Old classification | CH-BAR E 22(-)1000/134 328 | |
Dossier title | Vorstösse für die Regelung der Diözesanverhältnisse im Kt. Tessin, u.a. Petition tessinischer Seelsorger von 1871, "Studio 0 Memoria" von Minister Aepli, Arnold Otto, St. Gallen, 1881 (1871–1883) | |
File reference archive | 4.06.3.3 |
dodis.ch/41966
Colla pregiata vostra 11. corrente mese2, ieri pervenutami, aveste la bontà di farmi sapere in via confidenziale che di recente ebbe luogo tra Voi e l’Incaricato d’Affari della S. Sede un abboceamento in eui si tratto délia questione dell’organizzazione vescovile del Cantone Ticino. Mr. Agnozzi vi avrebbe dichiarato ehe la S. Sede non sarà mai per acconsentire all’annessione del Ticino ad un vescovado Svizzero già esistente e ehe la sola combinazione cui potrebbe dar la mano sarebbe la creazione d’un vescovado spéciale o d’un Vicariato Apostolico per questo Cantone. Qualsiasi tentativo di negoziati sopra altre basi, all’infuori delle accennate, sarebbe da Mr. Agnozzi ritenuto frustraneo.
Nel portare confidenzialmente a mia conoscenza le anzidette dichiarazioni del Rappresentante della Corte di Roma, esprimete il desiderio che io vi fornisca delle informazioni ed indicazioni circa la probabilité di riuscita delle trattative che venissero intavolate sulle basi presentate dalla S. Sede. E poichè non è vostro intendimento di provocare una decisione del Consiglio di Stato del Cantone Ticino nè un dichiarato officiale e definitivo sulla questione, io mi limiterö ad esporre la personale mia opinione, spiacente di non avere potuto, in argomento cosl delicato ed importante, consultare nemmeno in via officiosa gli Onorevoli miei Colleghi.
Ho motivi per credere che la popolazione ed il V°. Clero di questo Cantone accetterebbero con soddisfazione un accomodamento dell’ormai troppo prolungata vertenza diocesana, sia sulla base d’un Vescovado speciale che su quella d’un Vicariato Apostolico. Ma rispetto all’autorità politica, da cui dovrebbe emanare la ratifica dell’accordo, cioè il Gran Consiglio, sono d’avviso che respingerebbe qualsiasi convenzione la quale avesse per base la creazione d’un Vescovado speciale pel Cantone Ticino e ciö per considerazioni politiche ed anche finanziarie che alla S. V. non è d’uopo rammentare. Quanto alla creazione d’un Vicariato apostolico, opino che il Gran Consiglio non la respingerebbe a priori, visto che l’annessione delle parrocchie ticinesi ad un vescovado svizzero esistente, da molti Deputati accarezzata, dovrebbe essere posta fuori di questione. Sono perö persuaso che il Gran Consiglio non farebbe buon viso neppure ad un accordo basato sulla creazione d’un Vicariato Apostolico, qualora la forma della nuova istituzione e le attribuzioni della medesima, specialmente ne’ rapporti collo Stato avessero a derogare alle principali disposizioni delle leggi civili ed ecclesiastiche attualmente vigenti. Certo è che se la S. Sede insistesse nel reclamare pel Vicario apostolico ticinese, i diritti e la giurisdizione stati formulati nella nota 3 gennaio 18623 di Mr. Bovieri al Consiglio federale, in tale caso converrebbe troncare ogni trattativa poichè nè il Consiglio di Stato nè il Gran Consiglio sarebbero mai per aderire a simili pretese. Non conosco il preciso tenore délia Convenzione stata conchiusa in occasione della erezione del Vescovado di S. Gallo. Ma se questa Convenzione, come inclino a ritenere, salvaguardasse in modo conveniente e decoroso i diritti sovrani délia civile podestà giusta i principi del diritto Pubblico in oggi comunemente ricevuti anche presso la più parte degli Stati retti a forme monarchico-costituzionali, credo ehe un trattato analogo alla citata Convenzione con S. Gallo non incontrerebbe séria opposizione.
Per quanto riflette la nomina del Vicario, è mia opinione ehe le divergenze in proposito non sarebbero di grave momento e che in ogni caso non farebbero fallire le trattative come awenne nel 1860. Penso ehe il diritto di nomina potrebbe anche lasciarsi alla S. Sede purchè la nomina avesse a cadere sopra un cittadino svizzero, da scegliersi sopra una terna presentata dal Governo Ticinese, oppure fosse a questo riservato il diritto di placitazione. A taie diritto di presentazione o di placitazione parmi già avere assentito la S. Sede dal momento ehe si obbligherebbe ad eleggere sempre una « persona grata». La riuscita delle trattative sarebbe poi non poco facilitata qualora la S. Sede, nella Convenzione a stipularsi, aderisse ad una nuova riduzione delle feste, riduzione altamente reclamata dalle tristi condizioni economiche in cui versa il Cantone Ticino.
È dunque mia opinione ehe le trattative colla S. Sede per l’organizzazione vescovile di questo Cantone sulla base d’un Vicariato apostolico spéciale, dipendente direttamente da Roma, presentino probabilité di riuscita ove avessero a verificarsi le condizioni da me indicate. Di conseguenza è a desiderarsi ehe l’ultima recente apertura di Mr. Agnozzi colla S.V., sia assecondata, rinnovando al medesimo lo invito a presentare un progetto pratico completo sulla base sovraccennata.